venerdì 30 settembre 2016

Permetti?

«È il capo. È stato lui ad uccidere l'artigliere. Dal momento che s'è messo lì, benissimo! Ci stia: fuciliamolo sul posto.»
«Fucilatemi,» disse Enjolras.
E, gettato via il mozzicone della carabina e incrociate le braccia, presentò il petto. L'audacia del ben morire commuove sempre gli uomini. Non appena Enjolras ebbe incrociato le braccia, accettando la fine, il frastuono della lotta cessò nella sala e quel caos s'acquetò subito in una sorta di solennità sepolcrale. Pareva che la minacciosa maestà d'Enjolras, disarmato e immobile, pesasse su quel tumulto e che, solo con l'autorità del suo sguardo tranquillo, quel giovane, l'unico che non avesse una ferita, superbo, insanguinato, bello, indifferente come un invulnerabile, costringesse quella sinistra schiera a  ucciderlo con rispetto. (...)
Una guardia nazionale; che aveva preso di mira Enjolras, abbassò l'arma, dicendo: «Mi sembra di fucilare un fiore.»
Dodici uomini s'allinearono su due file all'angolo opposto ad Enjolras e prepararono silenziosamente i fucili. Poi un sergente gridò: «Puntate!»
Un ufficiale intervenne. «Aspettate.» E, rivolto ad Enjolras, gli disse: «Volete che vi bendino gli occhi?»
«No.»
«Siete stato voi ad uccidere il sergente d'artiglieria?»
«Sì.»
Da pochi istanti, Grantaire s'era svegliato. Come il lettore ricorderà, Grantaire dormiva dalla vigilia nella sala superiore della taverna (...) Il chiasso non risveglia un ubriaco, il silenzio, sì. La caduta di tutto, intorno a lui, accresceva l'annichilimento di Grantaire e la rovina lo cullava; quella specie d'arresto del tumulto, di fronte ad Enjolras, fu una scossa per quel pesante sonno. È come una carrozza al galoppo che s'arresti di botto: gli assopiti nel suo interno si svegliano.
Grantaire si rizzò di soprassalto, stese le braccia, si strofinò gli occhi, guardò, sbadigliò e comprese. L'ubriachezza che finisce somiglia ad una tenda che si laceri: si vede con una sola occhiata tutto quello ch'essa nascondeva, e tutto ritorna subitamente alla memoria. Così, l'ubriaco che non sa nulla di quanto è accaduto da ventiquattr'ore in poi, non ha fatto in tempo ad aprire le palpebre, che già è al corrente di tutto. Le idee gli ritornano con brusca lucidità; l'annebbiamento dell'ubriachezza, specie di vapore che accecava il cervello, si dissipa e lascia il posto alla limpida e netta ossessione delle realtà.
I soldati, che fissavano gli sguardi sopra Enjolras, non avevano neppure scorto Grantaire, relegato com'era in un angolo e come riparato dietro il bigliardo, e il sergente stava per ripetere l'ordine: «Puntate!» quando all'improvviso fu intesa una voce forte gridare, a fianco dei soldati: «Viva la repubblica! Ci sono anch'io.»
Grantaire s'era alzato. L'immenso fulgore di tutto il combattimento al quale era mancato, al quale non aveva preso parte, apparve nello sguardo sfolgorante dell'ubriacone trasfigurato.
Egli ripeté: «Viva la repubblica!» attraversò la sala con passo fermo ed andò a collocarsi davanti ai fucili, ritto in piedi vicino ad Enjolras.
«Speditene due con un colpo solo,» disse.
E, volgendosi verso Enjolras con dolcezza, gli chiese: «Permetti
Enjolras gli strinse la mano, sorridendo.
Quel sorriso non era ancor finito, che la detonazione echeggiò.

Enjolras, attraversato da otto pallottole, rimase appoggiato al muro, come inchiodato; solo, chinò il capo. Grantaire, fulminato, gli si abbatté ai piedi.

I miserabili, Victor Hugo
La morte di Enjolras e Grantaire da "I Miserabili", di Tom Hooper, 2012

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